Storia del Lambrusco – 5° puntata

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Continuiamo a riproporre l’opera di Guido Montaldo, “Il Lambrusco, un vino dalle origini antiche, dal gusto moderno“, pubblicazione della Camera di Commercio di Modena e dal Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi.

 

Alla viticoltura ecclesiastica si affiancò ben presto una viticoltura signorile che subito espresse la necessità di ottenere un vino di prestigio, di questo se ne ha conferma nei numerosi vigneti impiantati alle pendici dei castelli, sotto il controllo vigile del signore laico.

 

Nella “Vita Mathildis”, una sorta di biografia che riguarda Matilde di Canossa, scritta da Donizone, si può leggere relativamente alla viticoltura signorile, che durante il banchetto delle nozze di Bonifacio di Canossa, durato tre mesi, si attingeva il vino da due pozzi con secchie sospese a catene d’argento.

 

Bonifacio di Canossa raffigurato nella Vita Mathildis

Bonifacio di Canossa raffigurato nella Vita Mathildis

 

 

Due belle leggende ambientate nei secoli cosiddetti “bui”, del medioevo, riguardano l’abbondante produzione di vino del territorio modenese.

 

Una in particolare racconta che nel 1084, durante una battaglia che impegnava i soldati di Matilde di Canossa contro le milizie imperiali, essendosi recati questi presso l’abitato di Sorbara per “ricaricarsi” lo spirito e le forze con del vino locale, trovarono le truppe imperiali praticamente ubriache e non ebbero difficoltà a sconfiggerle in battaglia.

 

Aldobrandino II d'EsteQualche centinaia di anni dopo, nel 1287, Lanfranco Rangone, un nobile modenese, si recò a Ferarara per organizzare il matrimonio della propria figlia con Aldobrandino d’Este. Combinato il matrimonio, i parenti si accorsero della consanguineità dei giovani sposi, che in pratica annullava il matrimonio, salvo intervenisse una dispensa pontificia che aveva effetto solo dopo che il matrimonio fosse stato consumato. Per scoprirlo, il vescovo di Modena nominò addirittura un giudice ecclesiastico a capo delle indagini.

 

Ma Lanfranco aveva comandato che la prima notte di nozze venisse posta sotto il letto nuziale un’anfora piena di Lambrusco; nel momento in cui i giovani si fossero coricati per unirsi, l’avrebbero ridotta in mille pezzi, versando il vino in tutta la stanza.

 

Interpellati dal giudice, gli inservienti testimoniarono come il mattino seguente al matrimonio avessero trovato la camera nuziale invasa dal frizzante nettare, dando così avvio alla dispensa pontificia che mise tutti d’accordo, celebrando con il matrimonio la sospirata unione tra le casate.

 

Continua…

 

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