Giacobazzi: la famiglia che portò il Lambrusco in America

Dopo il post dedicato alla Collezione Gavioli Antica Cantina continuiamo a parlarvi dell’attività portata avanti dal signor Antonio Giacobazzi e dalla sua famiglia, presentando i marchi Donelli, Gavioli e Giacobazzi, attraverso i quali la produzione enologica locale vengono proposti nella ristorazione e nella grande distribuzione italiana e internazionale.

 

Ce ne parlano Angela Giacobazzi, figlia di Antonio e responsabile del marketing e del commercio estero relativamente al mercato cinese Giovanni Corradi, collaboratore storico dell’azienda.

 

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Angela, qual è la storia di Giacobazzi nel mondo del vino?

 

La mia è la quarta generazione della famiglia che si occupa di vino. Negli anni mio padre Antonio ha allargato il portafoglio di marchi di proprietà acquisendo negli anni ’70 la Gavioli, nata nel 1794 a Bomporto, qui vicino, e da sempre fiore all’occhiello della produzione locale e in seguito la Donelli vini, presente sulla grande distribuzione.

Sono marchi sotto la stessa proprietà ma comunque distinti fra loro. È anche una strategia commerciale. Ad esempio Gavioli abbiamo intenzione di mantenerlo un simbolo di forte legame con il territorio con Lambruschi esclusivamente modenesi e vini tradizionali come l’ancestrale (che a differenza del metodo classico non fa la sboccatura, quindi i lieviti rimangono in bottiglia e il vino non viene filtrato) e quello prodotto con il metodo classico, mentre Donelli è rivolto alla grande distribuzione e a produzioni più ampie, numericamente parlando.

Sono connotazioni che curiamo sotto vari aspetti. L’attività di Gavioli, per esempio, passa anche per vigneti storici, nei quali continuiamo in parte la vendemmia manuale. 

 

Oggi i nostri marchi portano alla produzione di circa trenta milioni di bottiglie all’anno. In totale, fra le varie realtà, arriviamo a uno staff di circa 50 dipendenti. In questa struttura, in particolare, lavoriamo in circa 8 / 9 persone.”

 

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Cos’è il metodo classico?

È un vino molto particolare, un 100% Sorbara vinificato in bianco. Il metodo classico prevede alla fine l’aggiunta del liqueur d’expedition. Abbiamo scelto, a discapito della denominazione, la vinificazione in bianco, in grado di lasciare intatto il sapore del Sorbara.

 

È un vino appena nato, ma lo abbiamo già presentato in alcuni locali e ristoranti e ci sta dando belle soddisfazioni. All’Osteria Francescana di Massimo Bottura hanno deciso di mettere sia questo che l’ancestrale in carta.

Sono grandi soddisfazioni soprattutto perché sono vini che richiedono molta cura e molto tempo.”

 

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Da dove nasce la decisione di acquisire più marchi?

 

Ci risponde il signor Corradi: La famiglia che attualmente gestisce la Cantina l’ha acquisita attorno agli anni ’50. Alla fine degli anni ’60 il signor Antonio iniziò a esportare negli Stati Uniti. A quell’epoca lì non si beveva vino.

Raggiunse assieme a sua madre New York, dove aveva un solo cliente, e approfittò del viaggio per indagare il potenziale mercato. Si rivolse all’ICE, l’agenzia per la promozione all’estero e per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che gli sconsigliarono di investire sugli Stati Uniti. Lui però è stato caparbio e ha iniziato a promuovere il Lambrusco con pubblicità sulla frequenza radiofonica che veniva diffusa su tutti i taxi di New York. Poi con un camper iniziò a viaggiare l’America da costa a costa e a metà viaggio ricevette una telefonata dall’Italia con la quale gli segnalavano che era partito mezzo container di Lambrusco alla volta degli Stati Uniti. Quando è rientrato è partito il primo container interamente riempito di bottiglie di Lambrusco. Dopo poco tempo l’azienda ha cominciato a esportare una media di cinque container al giorno.

 

Nell’esportare viene voglia di dare l’esclusiva a un importatore, ma nel momento in cui si è allargato il mercato il signor Antonio si è accorto che era necessario andare incontro ad altre realtà. Per questo motivo si decise di rilevare altri marchi e crearne di nuovi per affidarli ad altri importatori, oltre che acquisire piccole cantine locali.”

 

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Oggi vendete anche sulla grande distribuzione?

 

Ci risponde Angela Giacobazzi: “Sì, abbiamo un portafoglio prodotti molto ampio anche grazie alla diversificazione dei marchi. Ci rivolgiamo a tutti gli interlocutori e siamo presenti nella grande distribuzione sia in Italia che all’estero.

È un mercato che ha i suoi pro e i suoi contro. È necessaria soprattutto per ragioni di visibilità, ma non sempre dà le soddisfazioni che uno si aspetta di vedere.”

 

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Producete altro oltre al vino?

 

Sì, succhi d’uva analcolici, frizzanti e spumanti. È una produzione nata per curiosità, dopo che mio padre vide che in Inghilterra il sidro di mele era molto apprezzato anche in versione analcolica, e pensò di fare qualcosa di analogo con l’uva. Oggi lo esportiamo particolarmente nei paesi arabi, dove per questioni religiose non possono consumare alcool. Per questi mercati abbiamo pensato a un packaging particolare ed elegante, che non ricordasse il classico confezionamento dei succhi.

Produciamo succhi con uva rossa, con uva bianca e con abbinamenti con altri aromi naturali, come quello di mela o di frutti di bosco.

 

In questi prodotti, come in tutti gli altri, non aggiungiamo nulla di artificiale. Nei succhi non aggiungiamo acqua, zucchero, conservanti o coloranti. Per mantenere la propria fragranza andrebbero consumati entro l’anno / anno e mezzo e questo è un po’ un limite dovuto alla nostra scelta di non utilizzare conservanti, ma è una scelta di cui andiamo fieri anche se spesso all’estero, dove non è molto diffusa l’attenzione per il genuino, non viene compresa.

 

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Qual è il tuo ruolo in Cantina? E quale quello del resto della famiglia?

 

Essendo un’azienda a condizione familiare noi della famiglia siamo molto versatili e ci occupiamo di vari aspetti.

In particolare io mi occupo di marketing e di commercio estero per quanto riguarda il mercato cinese, che è in forte espansione.

Con il marchio Donelli siamo in Cina dal 1997, grazie a un’altra intuizione di mio padre che vi ha visto un terreno fertile.

È un mercato difficile, perché è una cultura completamente diversa. Lì si sta cominciando adesso ad apprezzare il vino e a consumarlo. Prima vedevano il vino come un prodotto elitario, uno status symbol che poteva permettersi solo chi era particolarmente ricco e comprarlo per fare un regalo importante, mentre oggi le abitudini di consumo stanno cambiando, sta esplodendo il mercato online con buoni effetti sull’abbassamento dei prezzi rivolti al pubblico finale e i cinesi, soprattutto i giovani che hanno viaggiato all’estero, hanno imparato a conoscere il vino e sviluppato una forte curiosità nei suoi confronti.

Anche per questo motivo stiamo creando un e-commerce proprietario.

 

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Mio fratello Gionata ha una forte passione della Formula 1 e lavora in Ferrari, come responsabile delle relazioni con gli sponsor.

 

Mio fratello Giovanni invece è export manager ed è presidente della Donelli, mentre Alberto si occupa del mercato italiano e di parte dell’amministrazione.

 

Poi c’è mio padre che, nonostante abbia settantun’anni non c’è verso che rallenti. Si alza tutte le mattine prestissimo, alle 7, massimo alle 7 e mezzo è già in macchina per venire qui in cantina, fare un giro dei vigneti e parlare con gli operatori, poi da qui si sposta negli uffici che abbiamo a Modena, dove rimane fino a verso l’ora di pranzo e dove si fa aggiornare dei vari aspetti commerciali e all’ora di pranzo di solito si trasferisce a Gattatico dove abbiamo la linea di imbottigliamento. Secondo me quello è il momento che preferisce della giornata, perché gli piace stare in mezzo alle macchine. Solitamente non rientra a casa prima delle 10 di sera. È davvero instancabile.

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