All’Agricola Pezzuoli il lambrusco è tradizione

Torna la rubrica di Lambrusco Valley dedicata ai produttori di lambrusco che contribuiscono a rendere il nostro vino una delle eccellenze italiane più note e apprezzate al mondo: “di cantina in cantina”. Lo fa con un’intervista ad Alberto Pezzuoli, che ci ha raccontato la storia e le caratteristiche dell’Azienda Agricola Pezzuoli di Maranello: un’azienda a gestione familiare particolarmente concentrata sul mercato della ristorazione e del privato.

 

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Qual è la storia dell’Azienda?

IMG_1941_okLa nostra cantina esiste dal 1932, e siamo viticoltori da quattro generazioni.

 

La cantina è a gestione familiare. La prima sede era a Carpi. Dopo la seconda guerra mondiale mio nonno ha trasferito la produzione a Maranello. Da allora abbiamo continuato a svilupparci seguendo l’innovazione che ha investito il settore, sempre nell’ottica dell’ottimizzazione della qualità del prodotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

E cos’è, oggi, la cantina?

 

Oggi abbiamo la fortuna di avere cinque grandi appezzamenti di terreno che in totale rappresentano circa 110 ettari di vigneto. Questi sono sparsi in tutta la provincia di Modena e in una piccola porzione di quella di Reggio Emilia. Produciamo i tre lambruschi DOC modenesi: il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro.

Non tutta l’uva raccolta nei nostri vigneti viene imbottigliata in cantina. Raccogliamo circa 19 mila quintali d’uva e imbottigliamo direttamente in cantina circa 300 mila bottiglie l’anno.  Tutto il prodotto è DOC e il nostro obiettivo principale, oggi, è quello di aumentare le nostre quote sul fronte della ristorazione.

 

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Siamo molto presenti sulla provincia di Modena, e stiamo cercando di allargare la nostra quota di export.

Da diversi anni partecipiamo a fiere di portata internazionale, come il Prowein e il Vinitaly, con l’intento di conoscere nuovi importatori esteri. Non è un mercato facile, perché il nostro è un tipo di vino molto conosciuto, ma molti importatori usano il prezzo, e non la qualità, come discriminante per scegliere un vino rispetto a un altro.

A livello di consumo invece si assiste a una progressiva riscoperta del piacere del bere il lambrusco di qualità, accompagnata da dati positivi, come quello che individua nel lambrusco il vino maggiormente esportato al mondo.

 

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Come vi affacciate al campo della ristorazione?

 

Noi puntiamo molto sul servizio, come ad esempio la consegna a domicilio offerta ai ristoratori locali. Serviamo con il nostro furgone il vino e ritiriamo i vuoti. È un servizio capillare che si estende su tutta la provincia e soddisfa tutti i ristoratori che offrono il nostro vino a tavola.

A volte succede che dei ristoranti chiedano una propria etichetta personalizzata, ed anche questo è un servizio che prestiamo volentieri.

 

 

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Com’è cambiato il modo di produrre vino negli anni?

 

IMG_1944_okDa quello che ho potuto scoprire confrontandomi con mio padre, Pietro Paolo Pezzuoli, ho notato che la burocrazia è aumentata in maniera esponenziale. La cosa complica l’attività aziendale, ma ha effetti positivi in termini di tracciabilità dei prodotti, quindi è un aspetto della nostra attività al quale non potremmo rinunciare.

Più controlli ci sono più è facile che la qualità di un prodotto emerga, e questo aspetto per le attività che, come noi, producono un prodotto estremamente radicato nel territorio, non può che essere positivo.

 

Un’altra differenza con il passato risiede nel fatto che oggi la vendemmia nei nostri vigneti avviene quasi esclusivamente a macchina. Anni fa abbiamo acquistato una macchina vendemmiatrice e negli anni abbiamo reso tutti i vigneti funzionali per la raccolta meccanizzata.

Oggi le macchine vendemmiatrici lavorano molto bene, mantenendo la qualità dell’uva. Il prodotto, una volta raccolto, viene portato in cantina, mentre in passato poteva capitare che rimanesse per ore in un carro fermo in campagna. Per questa ragione il passaggio alla vendemmia meccanica non ha comportato un prodotto finale peggiore rispetto al passato, ma anzi ha comportato un miglioramento del vino.

 

Adesso ci siamo dotati di un particolare sistema, sviluppato da mio padre, che ci consente di pigiare l’uva direttamente sulla macchina da vendemmia con una mini pigiadiraspatrice. In questo modo il vino arriva in azienda già dentro una botte. La maggior parte dei nostri vigneti sono vicini, quindi in circa un’ora, un’ora e mezza l’uva si trova dentro un vinificatore in azienda.

 

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Qual è il tuo percorso personale?

 

Io sono il figlio del proprietario dell’Azienda. Possiamo dire che sono cresciuto in mezzo all’uva. Già da piccolo giravo spesso per la cantina. Sono di Modena e fino alla conclusione del corso di laurea triennale ho seguito un percorso di studi tradizionale.

Sono laureato in Economia Aziendale e oggi in cantina mi occupo prevalentemente della gestione dell’attività aziendale. Non sono mai stato “spinto” dalla mia famiglia a occuparmi di vino, lo faccio per passione.

 

Da quando sono entrato in cantina mio padre ha potuto occuparsi meno dell’ambito che meno lo appassionava, quello delle “attività da ufficio”, e concentrarsi maggiormente sulla cura della campagna, che è l’attività che lo stimola maggiormente.

Mio padre si occupa di tutto quello che riguarda il vigneto. Tutti questi ettari sono un patrimonio importante, che va gestito con la dovuta cura, contenendo i costi e cercando di ottenere un prodotto finale qualitativamente ottimo.

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