Il lambrusco nel mondo, incontro sabato 30 gennaio

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Sabato 30 gennaio 2016 presso la Cantina Emilia Wine Arceto si terrà l’incontro “Lambrusco nel mondo. Una distintività da difendere, un distretto da valorizzare”. Interverranno Alessio Mammi, sindaco di Scandiano; Leana Pignedoli, vicepresidente Commissione Agricoltura del Senato; Davide Frascari, Presidente del Consorzio Tutela Vini Emilia; Alberto Borghi, sindaco di Bomporto; Simona Caselli, Assessore Agricoltura Regione Emilia-Romagna; Paolo De Castro, Commissione Agricoltura Parlamento Europeo; e il ministro Maurizio Martina.

Riportiamo la comunicazione del Consorzio Tutela Lambrusco:

La Commissione Agricoltura dell’Unione Europea ha inserito nel dossier di riforma delle regole di etichettatura dei vini la liberalizzazione dei vitigni identitari come il Lambrusco ignorando il vincolo legislativo della Denominazione di Origine la quale non può essere imitata o utilizzata in modo parziale.

Il timore delle imprese viticole delle province di Reggio Emilia, Modena, Mantova, dedite alla produzione di Lambrusco DOP e IGP nasce dal fatto che l’intenzione della Commissione sia quella di stravolgere l’attuale quadro normativo che nulla ha a che fare con la semplificazione anzi, al contrario, si manifesta il fine non dichiarato di  liberalizzare l’utilizzo dei vitigni attualmente protetti dalla norma comunitaria per la presentazione al consumo di vini varietali i quali potranno usufruire dei vantaggi determinati dalla fama e dalla diffusione commerciale che, come nel caso del Lambrusco, sono frutto del binomio biodiversità-territorio.

Dal 1970 con il riconoscimento delle prime Denominazioni di Origine DOC legate ai vitigni Lambrusco si è generata una costante crescita produttiva grazie all’impiego di importanti risorse economiche e professionali con un sensibile miglioramento del valore commerciale del Lambrusco che prima di tali scelte veniva quotato al pari del vino da tavola con scarsa soddisfazione per l’intero sistema produttivo. Si può quindi affermare che i produttori hanno interpretato la Denominazione di Origine come un mezzo innovativo di programmazione economica del territorio in grado di elevare la qualità della produzione vitivinicola, dare visibilità internazionale ad una filiera che ha delle grandi potenzialità dal punto di vista imprenditoriale ma, soprattutto garantire il consumatore sull’origine del prodotto.

La Denominazione di Origine è riconosciuta proprietà intellettuale dello Stato membro dell’Unione Europea. Ciò ha consentito la programmazione socio economica del territorio rurale con il consolidamento delle produzioni vitivinicole di pregio e di creare Valore Aggiunto a beneficio dell’intera collettività.

L’Unione Europea ha strutturato la normativa delle Denominazioni di Origine per tutelare e garantire i legittimi interessi dei consumatori e dei produttori.

Ispirate da questa certezza normativa le imprese vitivinicole si sono organizzate con i rispettivi Consorzi di tutela per la programmazione economica scegliendo di investire nelle Denominazioni di Origine DOP e IGP per qualificare e valorizzare il vino Lambrusco prodotto nelle province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna, Mantova a tutela delle scelte del consumatore.

Nel corso delle recenti assemblee delle Cantine Sociali Cooperative i produttori hanno espresso  un fermo parere contrario alla proposta della Commissione Agricoltura dell’Unione Europea di modificare la normativa in vigore per autorizzare la produzione di vini varietali con il nome di vitigno Lambrusco il quale è  legato alla tradizione e all’esclusività di un territorio che ha avuto la determinazione e la capacità di valorizzare un prodotto vitivinicolo non riproducibile al di fuori della zona dove lo stesso ha avuto origine e acquisito chiara fama.

Per rafforzare tale motivazione i viticoltori hanno ribadito che il Lambrusco ancor prima di essere il nome di una famiglia di vitigni identifica un territorio definito dal quale ha avuto origine: lo sviluppo degli investimenti fondiari e tecnologici effettuati dalle nostre imprese in modo continuativo per oltre 45 anni tutti finalizzati alla produzione di  Lambrusco a Denominazione di Origine DOP e IGP hanno creato un valore aggiunto che si estrinseca nella capacità socio economica del territorio. La filiera vitivinicola del Lambrusco è supportata da una molteplicità di imprese: 8.000 aziende viticole, 20 cantine cooperative, 48 aziende vinicole, tutte caratterizzate da un’ampia base di operatori specializzati, un distretto manifatturiero in grado di sviluppare e diffondere commercialmente una produzione  apprezzata sui mercati nazionali ed esteri in quanto il Lambrusco DOP e IGP da oltre 20 anni è il vino italiano più esportato nel mondo.

La produzione di LAMBRUSCO certificata DOP e IGP nel corso dell’anno 2014 è stata di 180.137.867 bottiglie delle quali il 63% destinate all’export pari ad un valore complessivo di € 570.409.389 in lieve aumento (+1,4%) sul 2013 grazie alla crescita delle vendite estere (+2,8%).

Le imprese che si identificano nel distretto del Lambrusco auspicano che vengano confermati e rafforzati i principi sanciti dalla normativa comunitaria sulla tutela delle Denominazioni di Origine e venga respinta la proposta di liberalizzare la menzione “Lambrusco” per la presentazione di vini varietali.

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