Grande attenzione della stampa italiana per il Lambrusco a rischio

La difficile situazione del Lambrusco rimbalza sulle principali testate della stampa italiana nazionale e locale. Contro la proposta della Commissione europea di liberalizzare l’utilizzo del nome “Lambrusco”, non più strettamente legato dunque all’identità territoriale, si sono mobilitati i Consorzi di promozione e Tutela del Lambrusco, istituzioni, produttori.

Il Sole 24 Ore titola il 23 gennaio: “Allarme deregulation dei vini Doc”, per poi proseguire “Attacco al cuore dei vini Doc. La Commissione Ue sta lavorando a una modifica del regolamento 607 del 2009 per rivedere le norme sull’etichettatura delle denominazioni di origine. L’ipotesi allo studio punta a una profonda liberalizzazione che consenta ai produttori di qualsiasi Paese di utilizzare in etichetta anche i nomi dei vitigni oggi riservati a singoli Stati.”

Prima Pagina di Reggio il 25 gennaio titola “Questa liberalizzazione non s’ha da fare”, e ricorda la partecipazione del Ministro Martina al convegno dedicato a questo argomento “Lambrusco nel mondo”, sabato 30 (qui la news).

Libero, lo stesso giorno, titola “Ladri di vino: l’Europa farà il nostro Doc”, e continua: “L’accelerazione dello scippo da parte di Bruxelles è venuta in queste ultime ore perché la modifica del regolamento è stata messa all’ordine del giorno della Commissione.”

La Repubblica racconta il caso dal punto di vista della difesa, titolando “Il Lambrusco sfida la Spagna. ‘Questo nome appartiene a noi’. I viticoltori in campo contro le imitazioni. ‘Fermeremo la liberalizzazione delle etichette'”. L’articolo, a firma di Jenner Meletti, riporta anche i tentativi di alcuni produttori spagnoli di appropriarsi del nome, richieste fortunatamente non accolte dall’Oficina Espagnola de Patentes y Marcas (l’ufficio brevetti). Nell’articolo Ermi Bagni afferma: “Spendiamo 150.000 euro all’anno in cause e diffide. Sappiamo bene che, per ora, la legge è dalla nostra parte. La denominazione di origine, che noi abbiamo dagli anni ’70, è riconosciuta proprietà intellettuale dello Stato membro della Comunità Europea e quindi intangibile. Ma non siamo affatto tranquilli.”

Wine News riprende la notizia: “‘Valgono almeno 3 miliardi i vini made in Italy identificati da denominazioni che rischiano ora di essere scippate all’Italia se L’Ue liberalizzerà l’utilizzo dei nomi di alcuni vitigni e varietà’. Così la Coldiretti”; in un’altro articolo titola: “Il no alla deregulation sui vitigni Ue ribadito dalla filiera, con una nota congiunta di Assoenologi, Alleanza delle Coopeative Agroalimentari, CIA, Confagricoltura, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini”. Ne dà notizia anche il Secolo XIX e la Gazzetta di Reggio.

Il 25 gennaio è stata una data importante nella vicenda, perché il ministro Martina ha incontrato il Commissario all’Agricoltura Hogan. La Gazzetta di Modena ne ha dato notizia oggi martedì 26 gennaio: a Bruxelles è stata ribadita l’opposizione unitaria dell’Italia, con un fronte compatto tra politica, istituzioni, consorzi, associazioni di categoria e produttori.

 

 

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