A Villa di Corlo: Lambrusco e fotovoltaico

Abbiamo parlato con Antonia Munari, proprietaria di Villa di Corlo, e con Giuseppe Guidetti, cantiniere.

 

Da quanto lavora qui?

 

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Giuseppe Guidetti: “Dal 1984, facendo altre cose sempre nell’ambiente della villa e della campagna, poi dal 1997, anno in cui è stato deciso di aprire la cantina, sono diventato il cantiniere, lavorando in supporto ai vari enologi, che si sono succeduti nel tempo. Abbiamo iniziato con Flaminio Cabrini, per passare poi al winemaker toscano Luca D’Attoma. Adesso collaboriamo con l’enologo Otello Venturelli, profondo conoscitore del mondo del Lambrusco.

 

La cantina prima era una vecchia stalla nella quale si producevano latte e formaggio, poi nel ’97 è stato deciso di abbattere la parte vecchia, conservando solo il ricovero attrezzi e il ricovero del fieno. La prima vinificazione risale al 1998.”

 

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Il Caseificio è ancora attivo?

 

G.G.: “No, non lo è più da molto tempo. Ma è rimasto il tavolo con il quale mettevamo in forma il formaggio!”

 

Lei di cosa si occupa?

 

G.G.: “Innanzitutto seguo le indicazioni della proprietà e quindi poi dell’enologo, per arrivare a fare i vini che la Signora Munari intende produrre, quindi sempre contraddistinti da un’ottima qualità. Controllo la cosiddetta “curva di maturazione’, controllo a che punto di maturazione è l’uva e lavoro alla produzione del vino. Qui siamo in zona Grasparossa di Castelvetro. Ma vinifichiamo anche uve di Lambrusco di Sorbara, di un vigneto che abbiamo in gestione a San Lorenzo, sulla sponda destra del fiume Secchia. Produciamo anche aceto balsamico tradizionale di Modena Dop, avendo un’acetaia con botticelle, vecchie anche oltre 100 anni.”

 

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Come si svolge il processo di lavorazione?

 

G.G.: “Innanzitutto vendemmiamo a mano, per mantenere alta la qualità del nostro vino. In seguito alla vendemmia l’uva viene versata in una tramoggia, viene pigiata, diraspata (ovvero si separano le graspe) e il pigiato ottenuto viene fatto confluire nei vinificatori dove poi si procederà con la lavorazione.

 

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Qui viene destinato all’interno dei fermentini (o vasi vinificatori), i quali sono muniti di pale di follatura: i compressori fanno scendere le pale che affogano il cappello dentro il mosto. In questo modo il vino, agitandosi, prende colore e bagna il cappello, che non deve rimanere secco altrimenti acquista acidità.

 

Questo procedimento è diverso a seconda del colore dei vini: ad esempio il Sorbara, che ha un colore più chiaro, viene pigiato e lasciato per una notte dentro il fermentino, venendo svinato il giorno dopo. Il Grasparossa invece fa una macerazione di 7-8 giorni, per tre volte al giorno.Tutte queste operazioni avvengono con l’utilizzo della tecnologia del freddo, a temperatura controllata, e ciò ci permette di avere un vino più salubre, con minore utilizzo di anidride solforosa.”

 

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Antonia, ci racconta il suo rapporto con la cantina?

 

Antonia Munari: “Ho cominciato a seguire l’azienda agricola dopo il matrimonio, per supportare mio marito nella supervisione.

 

Inizialmente avevamo molti vigneti di Lambrusco Grasparossa e vendevamo le uve alle cantine sociali della zona, poi nel ’97 abbiamo deciso di fare noi stessi un lambrusco che ci piacesse, e così, dopo aver fatto prove di vinificazione con buoni risultati, ci è venuta l’idea di fare la cantina.

 

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Siamo partiti con l’idea di fare un vino di qualità che dovesse piacere soprattutto a noi e passo dopo passo ci siamo ingranditi, arricchendo la nostra gamma. Abbiamo poi nel tempo piantato un vigneto di bianco e di rosso fermo nelle colline reggiane, abbiamo ampliato la cantina, aggiungendo quattro fermentini ai due iniziali, ed oggi siamo diventati un marchio che è sinonimo di qualità.

 

L’impianto fotovoltaico che abbiamo installato ci permette non solo di essere autosufficienti, ma anche di vendere un po’ di energia, insomma, una vera e propria cantina ad impatto zero. Questo ci consente di tenere acceso il frigo anche in piena estate grazie ad un costo dell’ energia più basso del normale. La nostra azienda produce, imbottiglia ed etichetta il vino, quindi partendo dall’uva seguiamo tutto il processo produttivo sino alla bottiglia finale.

 

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In Italia lavoriamo con due distributori che ci rappresentano, e per noi, nonostante il periodo di crisi, il lavoro è gradualmente in aumento. Abbiamo un buon mercato estero con una clientela consolidata in Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Germania, Belgio, Austria e stiamo cominciando a vendere anche in Canada.

 

Arrivano molti turisti da tutto il mondo, anche grazie alla presenza dell’antica villa risalente a fine ‘600. È stata dei conti Zuccoli e poi della famiglia Bulgarelli, una famiglia nobile marchigiana imparentata con la nonna di mio marito. Quando decisero di vendere la villa i loro genitori la comprarono.

 

I nostri ospiti trovano sempre molto interessante la nostra azienda e hanno la possibilità di assaggiare un prodotto di qualità, come il Lambrusco Corleto, frequentemente nelle prime posizioni delle classifiche.

 

Che volume di produzione avete?

 

A.M.: “Quest’anno siamo intorno alle 95.000 bottiglie. È la sedicesima vinificazione da quando abbiamo cominciato.”

 

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Partecipate ad eventi sul territorio?

 

A.M.: “Sì, anche se preferiamo promuoverci con la qualità del nostro prodotto. Tutti gli anni partecipiamo al Vinitaly a Verona , quest’anno siamo al Padiglione 9 STAND D17 E 16, con il Gruppo Matura. A livello internazionale partecipiamo a ProWein, ad una wine fair in Svizzera e a diversi eventi negli Stati Uniti.”

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