Dario Zanasi: il Lambrusco, da una terra benedetta

L’Italia è una terra benedetta, ricca di vini eccellenti, spesso nobilissimi ma non del tutto adatti a facilitare la digestione di coloro che partecipano a un impegnativo pranzo. Vini che appesantiscono lo stomaco, che fiaccano le gambe, che turbano il cervello. Il Lambrusco invece è un vino dinamico, asciutto, trasparente, fervido, e perciò propenso a dare un ottimistico, loquace brio agli ospiti. È un raro privilegio, quello del Lambrusco, d’avere la leggerezza e la spigliatezza di un valzer.

 

Sorbara è un nome aperto, armonioso, sonoro. Un nome felice che sembra derivare dalla sostanza del verbo sorbire, che significa bere a piccoli sorsi, aspirando leggermente. E infatti Sorbara è la famosa capitale del Lambrusco. È il toponimo che ci indica quel vino chiaro, quasi evanescente, frizzante, dalla schiuma che sparisce rapidamente così come una goccia d’acqua su una lastra infuocata, chiamato ripeto Lambrusco, col quale si designa tanto la vite quanto la qualità del vino che essa produce.

 

È destino che ogni cosa buona su questa terra trovi una schiera infinita di imitazioni e, talvolta, di contraffazioni. Di conseguenza di Lambruschi ve n’è un gran numero, ve n’è finchè si vuole. Ma non è il caso di ripetere che il vero Lambrusco è quello modenese, è quello nato nei vigneti fra il Secchia e il Panaro, col compito di dare allegrezza e salute alla cucina modenese che è pingue e squisita e perciò bisognosa di un vino che abbia la virtù di attenuare, di schiarire, di rendere inermi certi peccati di gola che altrimenti affaticherebbero troppo lo stomaco.

 

Invece per nostra fortuna c’è il Lambrusco, c’è questo liquido euforico, nervoso, ilare, che tonifica una tavola che non ha ancora del tutto dimenticato le ricche tradizioni ottocentesche, i sostanziosi riti dei nostri nonni risorgimentali, dagli emblematici panciotti di fustagno o di lana. Tutti coloro che negano un qualsiasi titolo di nobiltà al Lambrusco adducendo il pretesto del suo poco corpo, della sua esigua sostanza, sono indubbiamente in errore. È certo che essi non hanno mai avuto la fortuna di gustare il vero vino di questo nome, il vero vino che profuma di viola e che sprigiona una schiuma che ha il rosa delicato, romantico delle rose appassite.

 

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