L’eccellenza francese e italiana nel campo enologico è riconosciuta a livello mondiale. Questo ripartizione del ruolo di leader del settore fra le due nazioni “cugine” ha dato vita a una tanto sana quanto inconscia competizione, che contribuisce al miglioramento del prodotto offerto da entrambi i paesi.
La principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale, Coldiretti, ha recentemente diffuso una stima che evidenzia il sorpasso, dal punto di vista del volume, della produzione italiana su quella francese.
Coldiretti ha stimato che in Italia la vendemmia 2013 (della quale vi abbiamo raccontato i particolari e proposto le immagini, attraverso la videointervista ad Alberto Vaccari, presidente della Cantina Formigine Pedemontana) porterà a una produzione di 45 milioni di ettolitri di vino. Oltralpe, invece, pare che i nostri cugini di bevute si fermeranno attorno ai 44 milioni. Al terzo posto la Spagna, che con una forte crescita di produzione (+23% rispetto alla scorsa vendemmia) si stima arriverà a produrre 40 milioni di ettolitri di vino.
Oltre il 40% della produzione italiana sarà rappresentata, secondo quanto diffuso da Coldiretti, dai 331 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e dai 59 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Circa il 30% della produzione sarà invece determinato dai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) prodotti sul nostro territorio. Il restante 30% sarà rappresentato dai vini da tavola.
L’Italia del vino ha anche altro da festeggiare. Questo è infatti l’anno del record storico relativo alla esportazione di vino all’estero, con un aumento del 9% degli acquisti oltre confine e un valore delle vendite che per la prima volta ha raggiunto i 5 miliardi di euro.
Secondo Coldiretti, la maggior parte del fatturato estero per i vini italiani viene realizzata sul mercato statunitense, dove le importazioni quest’anno sono cresciute del 10%. Seguono i tedeschi con un aumento del 9% delle importazioni, la Russia, che quest’anno ha registrato un aumento delle importazioni pari al 10% e l’Australia, la cui richiesta di vino italiano è aumentata del 23%.
Per quanto riguarda il mercato interno, invece, un’analisi della Coldiretti sulla ricerca condotta dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt) e dall’Università Politecnica delle Marche evidenzia la tendenza degli italiani a bere “a km 0”, a preferire, cioè, i vini prodotti nel proprio territorio.
Dunque alziamo i calici, e brindiamo alla salute del nostro vino!