Cavicchioli: un lambrusco esportato e premiato

Continuiamo a parlarvi della nostra visita alla Cantina Cavicchioli, attraverso le parole dell’enologo Sandro Cavicchioli. Oggi scopriremo, in particolare, alcune curiosità sulla vendita e sulla distribuzione del lambrusco.

 

 

Come si dividono le vendite della Cantina?

 

Cavicchioli vende per il 95% alla grande distribuzione organizzata. Il resto delle gamme è rivolta a ristoranti, enoteche e negozi specializzati, sia italiani che esteri.

 

 

Vendete anche vino in damigiana?

 

No, nel nostro punto vendita vendiamo solo vino in bottiglia.

 

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In quali paesi arrivano le vostre bottiglie?

 

Noi arriviamo in quasi tutto il mondo. In questo periodo, in particolare, tirano molto il Brasile, il Messico, la Russia e quelli che erano gli stati satellite dell’Unione Sovietica. Si fa sempre più insistente la vendita in Cina, e cresce costantemente quella in Giappone.

In Europa il lambrusco va molto bene in Germania, Spagna, Portogallo e nei paesi dell’est europeo.

 

 

 

L’immagine del lambrusco è stata riqualificata a livello mondiale?

 

DSC_9461Se guardiamo le cose nel breve periodo è vero: negli ultimi quindici anni c’è stata una riscoperta importante. Ma è anche vero che quindici anni fa siamo passati da una fase di alto prestigio internazionale a un baratro causato dallo scandalo del metanolo e da alcune produzioni qualitativamente basse.

 

La verità è che il lambrusco è un vino antico. La nostra è una della zona viticole fra le più antiche d’Italia, se non la più antica. Nel primo novecento diverse ditte modenesi sono state premiate con la medaglia d’oro nelle più importanti mostre parigine. La cantina sociale più vecchia d’Italia è quella di Carpi, fondata nel 1903. La prima legge DOC del lambrusco è arrivata nel 1970, ma già nel 1935 in provincia di Modena c’erano sei cantine sociali che pigiavano 350 mila quintali di uva lambrusco.

 

Quindi sì, negli ultimi quindici anni è stato riqualificato, perché la sua immagine era scivolata molto in basso, però alla fine della fiera, tolti i disturbi del breve periodo, è sempre stato un vino in auge.

 

 

Qual è la forza del lambrusco?

 

Il segreto del lambrusco risiede nel suo essere un vino facile da bere e poco alcolico. Si accosta alla maggior parte delle cucine tradizionali italiane. È più dinamico e agile degli altri vini. È uno dei pochi vini rossi frizzanti al mondo e viene fatto su una scala ampia, con bassi costi di produzione nonostante la buona qualità.

 

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Avete ricevuto molti premi e riconoscimenti?

 

Sì, ne riceviamo ogni anno. Quest’anno è arrivato il graditissimo premio Tre Bicchieri del Gambero Rosso per il lambrusco di Sorbara Vigna del Cristo. Lo cominciammo a produrre nel 1987. Allora era un vino molto particolare, in quanto tutti i lambruschi, a differenza del Vigna del Cristo, erano scuri. Si chiama Vigna del Cristo perché è frutto delle uve della vigna che cresce in Via Cristo a Sorbara.

 

Un altro nostro vino molto particolare è il Rosè del Cristo. Quando lo lanciammo, nel 2005, la Gazzetta di Modena scrisse in locandina “Nato un Lambrusco che fa concorrenza allo Champagne”. È un vino fatto al 100% con uve di Sorbara e vinificato secondo i metodi della produzione dello Champagne.

 

Sono due vini che hanno fatto la storia del Lambrusco di alta gamma. Sono due Cru, realizzati cioè con le uve di un unico vigneto.

 

Parte degli stimoli culturali che mi hanno spinto a indirizzarmi verso questo tipo di produzione mi arrivarono nel 1987 dalla conoscenza di Carlo Petrini e del suo Slow Food.

 

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