La rivincita del Lambrusco, una lettura per l’anno nuovo

Tra i buoni propositi per il 2015 potrebbe esserci anche “leggere più libri”: e iniziare da “La rivincita del Lambrusco” di Sandro Bellei (Edizioni Wingsbert House) ci sembra un’ottima idea! 

 

LA-RIVINCITA-DEL-LAMBRUSCO_cover“Il vino più venduto al mondo” è il sottotitolo del volume, che ci racconta con dovizia di particolari e ampia documentazione la storia del Lambrusco, la sua evoluzione attraverso i secoli e soprattutto il riscatto che ha ottenuto nonostante decenni di svalutazione globale. Come si è riusciti a trasformare la cattiva reputazione di quella che era chiamata “la Coca Cola d’uva” in quella, straordinaria, di un prodotto che oggi raggiunge le vette delle guide internazionali? Attraverso il duro lavoro e la qualità raggiunta e conservata, la ricerca dei produttori, l’evoluzione delle cantine e lo sforzo dei Consorzi. Grazie alla specifica ricchezza del territorio, fatta di terra e di chi la lavora.

 

Tre citazioni ci mettono sulla buona strada: “Il vino dell’avvenire”, lo definisce Luigi Veronelli; è “il nettare degli dei” per Francesco Guccini; e “lo champagne rosso” per Arrigo Levi.

 

Bellei intreccia dati storici, aneddoti divertenti, racconta i personaggi fondamentali che hanno fatto la storia del Lambrusco di qualità, abbina ricette e cibo (sta bene anche con il sushi!) e si lascia andare a qualche ricordo personale che parla alla memoria collettiva:

 

Quando penso al Lambrusco, il primo ricordo che mi assale come fa la spuma rosata che s’inerpica velocemente – e altrettanto velocemente ne scende (guai se vi stesse abbarbicata!) – sulle lisce pareti di vetro del tozzo bicchiere d’osteria, è quello di mio nonno Alberto, che volle svezzarmi dal latte il più in fretta possibile. Prendeva un secco crostino di pane, lo immergeva nel bicchiere quanto bastava perché assorbisse il Lambrusco e sembrasse all’apparenza uno di quei pezzi di zucchero filato che erano il dolce più richiesto, a Modena, in occasione delle fiere di gennaio, quelle di Sant’Antonio e di San Geminiano. Io lo mettevo in bocca senza sospetto, perché me lo allungava mio nonno e perché assomigliava a quelle stanghette dolci che succhiavo per alcune ore.

 

Last but not least, imparerete – se già non ne conoscete l’arte – a realizzare, tra gli altri, i trionfi della cucina emiliana: crescentine, erbazzone, cannelloni, lasagne, tortelloni, bensone, fino alle deliziose pere al Lambrusco.

 

Quindi, vi sono molti motivi per leggere questo libro, con possibili derivazioni positive che trascendono la mente e gratificano il palato!

 

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